ZTF SLRN-2020: la fine di un pianeta

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L’osservazione di un brillamento verificatosi su una stella distante 12mila anni luce dalla Terra e denominato ZTF SLRN-2020, avvenuta utilizzando lo Zwicky Transient Facility (ZTF) presso l’Osservatorio Palomar del Caltech a San Diego, in California, ha suscitato particolare interesse già nel 2023. L’analisi dei dati registrati in quella occasione, sommate all’osservazione di un incremento della luce nello spettro degli infrarossi, effettuata un anno prima col telescopio Neowise della NASA, ha prodotto uno studio in cui i ricercatori hanno ipotizzato che la stella in questione non fosse troppo diversa dal nostro Sole e che si stesse espandendo fino a diventare una vera e propria gigante rossa, incorporando via via i pianeti che le orbitano attorno (SLRN Subluminous Red Nova).

Nuove osservazioni di questa stella, pubblicate lo scorso aprile su The Astrophysical Journal, da parte del Telescopio Spaziale James Webb della NASA, all’interno del programma di ricerca Guaranteed Time Observation 1240, che ha come obbiettivo lo studio dei brillamenti infrarossi all’interno della nostra galassia, hanno però completamente confutato questa ipotesi.

Gli strumenti Mid-Infrared Instrument (MIRI) e Near-Infrared Spectrograph (NIRSpec) hanno svelato che la luminosità della stella non è quella che ci si aspetterebbe da una gigante rossa, bensì molto inferiore; pertanto, la stella non si sta “gonfiando” fino a “mangiare” i suoi pianeti. Semmai quel che si ipotizza sia successo è che uno dei corpi celesti che le orbitavano attorno, probabilmente qualcosa di simile al nostro Giove, ha seguito un percorso orbitale a spirale, sempre più stretto, finché non è “caduto” all’interno della stella stessa.

Verosimilmente quanto visto durante le campagne osservative precedenti erano espulsioni di gas da parte della stella, che hanno formato una nube di polveri. Attualmente i ricercatori del NOIRLab di Tucson, in Arizona, responsabili di questo studio, stanno cercando di capire l’origine e la composizione del disco di gas caldi, ricco di monossido di carbonio, presente attorno alla stella, per svelare cosa possa essere successo dopo la “caduta” del pianeta all’interno dell’astro e ampliare le nostre conoscenze circa l’evoluzione e la morte dei sistemi planetari.