Il 10 maggio 2025, alle 9:24 ora italiana, la sonda sovietica Kosmos 482 è precipitata nell’Oceano Indiano.
Era stata lanciata il 31 marzo 1972 dall’allora agenzia spaziale sovietica, con l’intento di esplorare il pianeta Venere, ma a causa di un errore nell’impostazione del timer del suo stadio superiore, non riuscì mai a uscire dall’orbita terrestre, dove parte di essa, più precisamente il modulo di discesa, è rimasto per tutti questi anni, mentre due dei quattro pezzi in cui si era rotta hanno impattato al suolo in Nuova Zelanda pochi giorni dopo il lancio.
La preoccupazione per il suo rientro era dovuta a diversi fattori. Innanzitutto, perché questo rientro era incontrollato, cioè non programmato affinché avvenisse in un punto prestabilito ben preciso, come di solito si fa in questi casi. Ciò significa che sarebbe potuta cadere su un centro abitato, con le tristi conseguente del caso.
Inoltre, altro fattore che ha suscitato apprensione, è il fatto che il materiale con cui la sonda è stata costruita è il titanio, essendo all’epoca stata progettata per resistere all’atmosfera di Venere. Il titanio è un materiale estremamente resistente, che non si polverizza al rientro nell’atmosfera terrestre, rendendo questo modulo di discesa, del peso di circa 495 kg, in grado di arrivare pressoché intatto fino alla superficie del nostro pianeta.
Kosmos 482 ha quindi attirato negli ultimi tempi l’attenzione di diversi esperti di tracciamento satellitare, che hanno provveduto a un costante monitoraggio della situazione, prendendo in considerazione anche elementi come l’attività solare, che, riscaldando l’atmosfera terrestre, ne aumenta la sua resistenza e dunque influenza l’orbita della sonda.
Anche se le probabilità di impatto su un luogo abitato erano basse, basti considerare che più del 70% della superficie della Terra è ricoperta da acqua, non erano tuttavia inesistenti. Questa volta possiamo dire che ci è andata bene, nel senso che non ci sono stati spiacevoli effetti collaterali per persone o cose, forse solo il dispiacere di non poter analizzare l’azione che il tempo e le condizioni extra atmosferiche hanno avuto su questa sonda, a puro fine di interesse per l’ingegneria aerospaziale. Ma il problema della gestione dei detriti spaziali rimane, anzi, aumenta di anno in anno, con i vecchi satelliti che diventano ormai inattivi e con l’incremento del numero di oggetti che vengono sempre più frequentemente lanciati in orbita attorno a noi.