Materiale organico nei geyser di Encelado

I dati raccolti dalla sonda NASA/ESA/ASI Cassini-Hyugens, che ha terminato la sua missione nel 2017, continuano a sorprenderci. Due recenti studi pubblicati tra agosto e ottobre 2025 rispettivamente su Journal of Geophysical Research: Planets e su Nature Astronomy hanno rivelato che i geyser di Encelado, satellite naturale di Saturno del diametro di 504 Km, emettono dal 20% al 40% meno materiale di quanto si credesse in precedenza (“Enceladus Water Plume Modeling Using DSMC”, A. Mahieux et al., Università del Texas) e che contengono inoltre gli elementi chimici alla base della formazione degli amminoacidi, dunque potenzialmente della vita (“Detection of organic compounds in freshly ejected ice grains from Enceladus’s ocean”, Nozair Khawaja et al., Università di Stoccarda e Università di Berlino).

Rappresentazione grafica di Encelado. Crediti: ESA, NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute/Lunar and Planetary Institute

I risultati del primo studio sono stati ottenuti utilizzando il metodo Direct Simulation Monte Carlo (DSMC), per svolgere una indagine statistica delle proprietà dinamiche di 98 geyser osservati durante 23 flyby, che tenesse conto anche della bassa gravità del corpo celeste in questione. Attraverso l’analisi dei dati UVIS (Ultraviolet Imaging Spectrograph), raccolti durante l’osservazione di occultazioni di stelle da parte dei getti dei geyser, si è potuto appurare come i microgranuli di ghiaccio espulsi dalla superfice di Encelado abbiano una dimensione media di un micron e una temperatura di -200°C.

Nel secondo studio sono stati analizzati i dati raccolti durante l’88esima orbita di Cassini, al flyby E5 del 2008, quando la sonda si trovava a soli 21 km di distanza dalla superfice di Encelado, sorvolandola alla velocità di 17,7 km/s. L’alta velocità ha permesso allo strumento CDA (Cosmic Dust Analyser) della missione robotica di raccogliere particelle ghiacciate appena emesse dai potenti getti che fuoriescono dalle fratture (tiger stripes, localizzate al polo sud) della crosta ghiacciata di questo satellite naturale, prima che queste si aggreghino e si disperdano nello spazio, andando a formare l’anello E di Saturno.

La luna Encelado orbita all’interno dell’anello E di Saturno. Foto scattata da Cassini nel 2006. Crediti: NASA/JPL/Space Science Institute

Le molecole organiche trovate nei geyser di Encelado, tra cui composti aromatici, aldeidi, esteri, alcheni ed eteri, indicano che nell’oceano liquido sotto la crosta ghiacciata di questa luna avvengono processi idrotermali che possono portare alla formazione di amminoacidi, i quali a loro volta sono alla base della formazione delle proteine.

Rappresentazione grafica dell’attività idrotermale su Encelado. Crediti: ESA

La sostanziale differenza tra questo studio e i precedenti è il fatto di aver analizzato proprio i granuli di ghiaccio appena emessi, prima che questi avessero subito trasformazioni causate dalle radiazioni nello spazio.

I dati raccolti sono preziosi al fine di pianificare una missione dedicata su Encelado, a cui la ESA sta già pensando, che prevederebbe, oltre ai flyby, anche un atterraggio sulla superficie e la raccolta di campioni in situ.

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