Il nuovo osservatorio Vera Rubin
È finalmente operativo il nuovo potentissimo telescopio LSST (Large Synoptic Survey Telescope) dell’Osservatorio Vera Rubin, situato in Perù, sul Perro Pachon, e dedicato alla prima scienziata ad aver fornito evidenze dell’esistenza della materia oscura. L’idea di creare un telescopio che potesse permettere lo studio di tale materia nacque già nei primi anni ’90 e divenne sempre più concreta con l’inizio dei lavori nel 2015, finanziati da fondi pubblici statunitensi e donatori privati, per un totale di 480 milioni di USD.

Il Telescopio LSST riesce a immortalare, in una sola notte, il cielo dell’intero emisfero australe, dedicando 15 secondi ad ogni campo e cambiando rapidamente posizione in soli 5 secondi, per mettere in risalto oggetti deboli come asteroidi e galassie lontane.
I primi risultati del test denominato FIRST LOOK, che unisce le osservazioni di una porzione di cielo attorno a M49, pari al 2% dell’intera volta celeste australe, compiute in 10 notti consecutive, sono stati resi pubblici lo scorso 23 giugno 2025 a Washington, presso la sede dell’US NSF (United States National Space Foundation). Già dopo solo una notte di osservazione, LSST è stato in grado di scoprire ben 989 asteroidi! Il numero è poi salito a 2104, tra i quali anche 7 NEO, dopo 7 notti di lavoro, affiancati anche da 46 variabili della classe RR Lyrae e centinaia di galassie.

L’efficienza di questo strumento è dovuta a una combinazione di innovazioni tecnologiche e ottiche unite ad una robusta e rapida meccanica. La camera da 1,65 metri di diametro e dal peso di 3 tonnellate, composta da 189 CCD suddivisi in 21 moduli, abbraccia un campo visivo di 9,6° quadrati, pari a 40 volte la luna piena. È dotata di 6 filtri, dall’ultravioletto all’infrarosso, ed arriva ad una risoluzione di 3,2 gigapixel. L’ottica invece si compone di 3 specchi: un primario concavo (M1) di 8,4 metri (focale di circa 10,3 m) che riflette la luce su un secondario (M2) convesso di 3,42 m (focale di circa 2,6 m, spessore di 10 cm, peso di 680 Kg), il quale a sua volta la rimanda ad un terziario (M3) concavo di 5m, per poi essere indirizzata alla camera situata al centro dello specchio M2. L’innovazione qui sta nel fatto che M1 e M3 non sono due specchi separati, bensì sono parte di un unico blocco di vetro dal peso di 16 ton, del diametro di 8,4m (M1), con al centro un incavo (M3) di 5m.

Con un programma di osservazione che accumulerà dati pari a 10 TeraB per notte per i prossimi 10 anni, come minimo, è facile intuire come questo nuovo potentissimo strumento ci regalerà ancora molte sorprese.